Continua il boom delle criptovalute e, in esse, quello dei bitcoin. Il mercato sta scommettendo con maggiore insistenza sul fatto che le criptovalute potrebbero presto divenire il simbolo della “nuova” finanza, in un contesto in cui sarà richiesto alle transazioni un massimo livello di automatizzazione, decentramento e democraticità.
Ma quali sono le caratteristiche di questa fase del trading su criptovalute? E perché negli ultimi mesi sta crescendo in maniera insistente il timore che il castello delle valute digitali non sia sostenibile nemmeno da un punto di vista energetico?
Criptovalute: una crescita di grande rilevanza
La prima cosa che salta agli occhi è legata alle fortune finanziarie che sono state facilmente prodotte nei portafogli di chi ha dato alle criptovalute la giusta fiducia. Su Criptovalute24.com puoi trovare news aggiornate su Bitcoin e Criptovalute.
Il prezzo raggiunto dai bitcoin – le criptovalute più famose, scambiate e capitalizzate – ha superato quota 7.500 dollari, e diverse novità degli ultimi giorni (come il fallito fork o l’annuncio che il gruppo CME offrirà futures anche in bitcoin, o ulteriormente la scelta del governo giapponese di considerare legittimi gli scambi in criptovaluta sulle piattaforme finanziarie) hanno conferito la giusta positività a un settore che per tanto tempo è stato visto con – forse – eccessiva opacità.
Dunque, la view sul trading bitcoin & co. sembra tingersi di colori sempre più positivi, per la gioia di quegli investitori che stanno ritenendo che forse non è troppo tardi per poter partecipare al comparto in posizioni long.
L’allerta del Financial Times: business non sostenibile?
In maniera intuibile, questa vera e propria sfida alla sostenibilità posta dalle criptovalute (in termini ambientali, piuttosto che finanziari e sociali) non è un colosso imbattibile. E se è vero che secondo quanto afferma una recente osservazione di Motherboard ogni singola transazione con i bitcoin consuma 215 kilowattora di elettricità per poter essere correttamente processata (più o meno il consumo energetico settimanale di una famiglia occidentale), è anche vero che sfide ambiziose richiederanno soluzioni altrettanto sofisticate.
Ad ogni modo, anche se l’intervento del quotidiano finanziario si inserisce all’interno di una vasta schiera di opinioni critiche nei confronti delle valute digitali, è anche vero che non mancano i punti di conforto. In particolare, c’è chi sostiene che più aumenteranno le transazioni nelle criptovalute, e più diminuiranno quelle che verranno elaborate dagli istituti finanziari tradizionali, andando così a compensare il consumo di energia elettrica. Lo stesso Financial Times riconosce tuttavia esplicitamente che alcuni operatori tradizionali potrebbero avere un concreto interesse nel mantenere il sistema del bitcoin inefficiente, al fine di poter preservare il proprio potere acquisito.
Insomma, il fenomeno delle valute crittografate è tutt’altro che univoco e omogeneo, e come tutte le tecnologie innovative di relativa recente introduzione sul mercato, ha immediatamente popolato schiere di sostenitori e di detrattori. Una cosa però sembra essere certa: fare trading con le criptovalute ha generato importanti soddisfazioni nei confronti di quegli investitori che sono “entrati” nel mercato con il giusto timing. E anche se le prestazioni passate non saranno ripetibili (forse), rimane chiaro che questo comparto possa rappresentare un buon viatico per la migliore diversificazione del proprio portafoglio in chiave più speculativa e di breve raggio.