Poletti su alternanza scuola-lavoro: secondo il ministro del Lavoro, meglio giocare a calcetto che inviare curriculum
Un’argomentazione che potrebbe non fare una piega, quella secondo la quale nella vita, il sapere tradizionale potrebbe, a volte, essere meno efficace rispetto al sapere “reale”, quello che si impara per strada, testando, provando, ed anche in qualche modo sbagliando. Ma se a pronunciare una frase di questo genere, che invita i giovani a formarsi attraverso le esperienze di vita, più o meglio ancora che sui libri, è uno come il ministro del Lavoro, la stessa frase rischia di fare l’effetto contrario.
“Il lavoro? Meglio giocare a calcetto che inviare curriculum”: questa, in sostanza, la frase incriminata che, il ministro del Lavoro, Giuliano poletti, ha pronunciato, durante un incontro sull’alternanza scuola-lavoro con i giovani studenti dell’istituto Manfredi Tanari di Bologna.
Un incontro importante, che avrebbe dovuto far riflettere sull’importanza di prepararsi al mondo del lavoro in tempi precoci rispetto a quanto avviene di solito: un’esperienza di stage o di tirocinio, secondo Giuliano Poletti, potrebbe essere un’esperienza importante ed anche molto motivante, se fatta durante il percorso scolastico. Perché, in effetti, prepara alla vita molto di più e molto prima rispetto a chi si trova, una volta uscito dalla scuola, senza un minimo di esperienza effettiva e concreta.
Ed è proprio in questo senso che, forse, la frase del ministro potrebbe essere letta: l’uso dell’esperienza formativa come lo stage o il tirocinio potrebbe dare un valore aggiunto ai propri studi, perché, spesso, mettersi in gioco – non solo sul campo da calcio – aiuta a rafforzare le proprie esperienze ed anche il proprio bagaglio formativo, culturale, ed infine professionale.